I Matti di Dio. Lo spettacolo di Federico Perrotta conquista anche Roma
Una vecchia storia abruzzese, un capocomico, i suoi attori e tanto buon umore al Teatro 7 Off, in scena fino al Primo Maggio
Salgono sul palco come quattro personaggi strampalati Massimiliano Elia, Giacomo Rasetti, Andrea D’Andreagiovanni e Federico Perrotta. Capitanati da quest’ultimo interpretano un manipolo di attori abruzzesi arrivato da poco a Roma. Con le loro gag in dialetto fanno i marmittoni alle manovre teatrali d’una grande città. Si punzecchiano allegramente con il ritmo del cabaret, fanno dannare il loro capocomico Domenico ed entrano di soppiatto in una storia vera che volge tutto al metateatro. I quattro cercano d’interpretare la vicenda realmente accaduta di Oreste De Sanctis, frate ottocentesco sconosciuto a molti libri di storia e soprannominatosi Messia d’Abruzzo. Un frate che come San Francesco cercò di combattere il materialismo ecclesiale con la spiritualità.
Perrotta e i suoi ci aggiungono anche la spiritosaggine, riuscendo a mixare rispettosamente un tema religioso alla commedia. La penna autoriale de I Matti di Dio in realtà è di Ariele Valente, che dalla ricostruzione storiografica su De Sanctis attraverso memorie e documentazioni ottenute visitando diversi paesi in Abruzzo, ha tessuto una pièce intorno alle spalle forti di Perrotta. Eravamo abituati a vederlo sul palco come attore nelle compagnie di Pino e Claudio Insegno Perrotta, o nel Bagaglino, o al cinema come caratterista. Qui esordisce come capocomico tenendo insieme tre straordinari attori e la loro ventina di personaggi interpretati in una girandola di macchiette che riescono a lasciare anche il tempo di una riflessione sul potere e la morale. Non solo ecclesiale dei cardinali ai quali De Sanctis si ribella, ma civile, delle persone comuni.
Parlano alle persone comuni questi Matti di Dio, lo fanno in abruzzese e sono buffi, a volte impacciati, altre sfacciati, nel dare vita a vecchine di paese, contadini e a tutto un piccolo circo di caratteri legati a questo mondo bucolico fatto di timor divino, buona creanza e profittatori, ma così simile, in fin dai conti al nostro mondo moderno. Prodotto dalla Uao di Valentina Olla e già andato in scena lo scorso anno in diverse regioni, ovviamente anche in Abruzzo, ma alla prima romana del Teatro 7 Off del 21 aprile ha riservato una sorpresa un po’ folle quanto azzeccata: una special guest star presa dal pubblico. Così, durante la prima romana, se credevamo che il regista PierFrancesco Pingitore fosse in prima fila solo per guardare lo spettacolo di uno dei suoi amici attori, invece, portato sul palco per la scena del tribunale, ha interpretato il Giudice, con tanto di leggio sullo scranno e un’autoironia giocosa e divertente. “Ogni sera un ospite diverso” è la promessa di Perrotta dopo gli applausi. Ce ne sono stati altri/e, e chissà chi ancora salirà su quel palco fino al primo maggio, ultimo giorno di repliche.
Anche lo spazio scelto non è per nulla banale. Il nuovissimo Teatro 7 Off, nato in un quartiere solitamente poco avvezzo al palco, è una piccola rivelazione per la città e gli appassionati di teatro che da poco hanno la possibilità di fruire di questa bella sala da 150 posti incastonata tra Talenti, Tufello e Conca D’Oro (insomma Roma Nord) sotto la direzione artistica di Michele La Ginestra. Alla prima stagione dalla sua coraggiosa apertura da zero, con tutto il Covid ancora in corso, un teatro nuovo non è soltanto un vitale segno di coraggio, ma un atto d’amore e di rivoluzione.
#PEACE